La sede

PALAZZO PIANETTI VECCHIO
L’edificio affaccia lateralmente lungo l’antico decumano massimo della città romana in prossimità di Porta Valle, intorno alla quale si sviluppa un popoloso quartiere medievale , il rione San Pietro.
Il palazzo, nelle sue linee essenziali corrisponde a quello progettato nel 1570 dall’architetto urbinate Raffaele Spacciolo per le Suore di S. Chiara che lo abitano però per pochi anni. Nel 1636 il palazzo venne acquistato da Marcantonio Pianetti che vi trasferì la residenza della propria famiglia che vi abitò fino al 1764, anno in cui prese possesso del magnifico nuovo palazzo di Terravecchia. L’edificio, costruito in laterizio con semplici portali in pietra, conserva ancora alcuni ambienti sicuramente riferibili alla primitiva destinazione monastica: la foresteria, il chiostro, il giardino, il refettorio e la chiesa.
Il Salone che costituisce l’ambiente principale dell’esposizione, era in origine il refettorio delle Clarisse. Nel 1710 il vasto ambiente venne scelto, opportunamente adattato allo scopo, per collocarvi l’imponente biblioteca raccolta a Todi dal vescovo Giuseppe Pianetti ed ampliata dal nipote Cardolo Maria che ne rese pubblica la consultazione. L’intera biblioteca venne donata nel 1906 al Comune di Jesi che provvide al trasferimento nella ex chiesa di San Floriano, poi nell’attuale sede della Biblioteca Planettiana del palazzo della Signoria.
Il salone, insieme agli ambienti della foresteria, venne utilizzato come sede della tipografia di Duilio Diotallevi a partire dal 1921 fino alla definitiva chiusura nel 1991. Il legame di questi spazi con il tema del libro e della stampa è dunque antico e rende ragione della scelta di utilizzarli come sede di un istituto culturale di divulgazione delle tematiche connesse.

LA CHIESA DI SAN BERNARDO
La chiesa di San Bernardo ad uso delle Clarisse, con il nuovo passaggio di proprietà diviene cappella gentilizia dei Pianetti che già nel 1618 vi avevano il jus-patronato di un altare.
La marchesa Susanna Mannelli, moglie di Cardolo Maria Pianetti, all’inizio del ‘700 vi istituisce una Cappellania, provvedendo ad un radicale rinnovamento dell’apparato decorativo e pittorico con risultati formali che ne fanno uno dei più importanti esempi di arte barocca ancora esistente a Jesi, per quanto mutilo di alcune sue parti.
L’aula rettangolare con volta a botte ribassata misura m. 11x7,5.

La suddivisione dello spazio è realizzata dall’alternanza di specchiature incorniciate da paraste corinzie e da altari. Particolarmente fastoso quello principale costituito da una quinta di colonne tortili sormontate da un timpano spezzato e rovesciato. Su questa intelaiatura si innesta l’apparato plastico a stucco con le statue della Fede e dell’Innocenza in basso e della Prudenza e della Giustizia in alto ad accompagnare la Gloria di San Bernardo in estasi, circondato da un tripudio di angeli e cherubini.
La decorazione a stucco, che accompagna senza soluzione di continuità le pareti e la volta con motivi floreali ed araldici, è stata realizzata dal 1714 al 1719 da varie maestranze tra cui figura anche l’austriaco Giovanni Greber.
L’apparato pittorico comprendeva 13 tele di cui 5 ovali nella volta, la pala dell’altare maggiore, 2 degli altari laterali, una lunetta nella sagrestia e 4 bozzetti realizzati nel 1715 dalla bottega di Giacomo del Po.
Di questo insieme si sono conservati i quadri degli altari laterali, attualmente conservati in Pinacoteca, e il bozzetto per la pala principale conservato in Biblioteca.
La chiesa di San Bernardo ha conosciuto un lungo momento di disattenzione ed è stata trasformata per lunghi anni addirittura in deposito di carbone.
Il restauro del Comune di Jesi a partire dal 1990 l’ha correttamente restituita all’uso pubblico.

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